L’intelligenza emotiva è un tipo di intelligenza che influenza il nostro ragionamento, le nostre decisioni, i nostri comportamenti e le nostre relazioni. Sapere cos’è ci permette di conoscerci meglio e di migliorarci.
Faccio una premessa… io sono laureata in Lingue, non in biologia o chimica. Quello che leggerete è tratto dal libro di Daniel Goleman. Ho cercato di riassumere e tradurre in parole povere il concetto, perché penso che possa essere davvero molto utile a tutti.
Quando si parla di intelligenza emotiva ci si riferisce ad un tipo di intelligenza legata alle emozioni. Il termine include concetti come l’autocontrollo, l’automotivazione, la positività e la perseveranza.
L’intelligenza emotiva influisce sul nostro carattere e sul nostro modo di essere, ma anche sul nostro ragionamento e sulle nostre concezioni. Spesso pensiamo di prendere le nostre decisioni consapevolmente, di riuscire a capire razionalmente quali scelte abbiamo davanti e soprattutto di saperci controllare.
Leggendo il libro di Goleman, appunto “Intelligenza Emotiva”, ho capito che quando ragioniamo su qualcosa la nostra mente non può essere separata dal nostro corpo. Le nostre emozioni influenzano il nostro corpo e così anche il nostro cervello, e al tempo stesso le emozioni sono influenzate dal nostro corpo.
Non abbiamo solo un’intelligenza razionale ma anche un’intelligenza emotiva, che lavora costantemente insieme alla razionale.
Le emozioni
Il modo in cui reagiamo è legato alla nostra natura e al nostro istinto, a come eravamo predisposti biologicamente nei “tempi che furono”. L’emozione ci spinge letteralmente ad un’azione.
Quando ci arrabbiamo, il sangue arriva velocemente alle mani e parte l’adrenalina, quando abbiamo paura il sangue invece va verso le gambe in modo da essere pronti a fuggire, quando siamo innamorati si attiva il sistema parasimpatico e siamo inondati da calma e soddisfazione. E via dicendo..
Questi meccanismi automatici influenzano il nostro comportamento e le nostre reazioni. Si può parlare di mente emozionale vera e propria, che si parla con la mente razionale e che a volte prende il sopravvento. Questa mente emozionale è basata nell’amigdala, che controlla emozioni e passioni e interagisce con la neocorteccia.
Perché ci facciamo sopraffare dalle emozioni
Goleman chiarisce molto bene il concetto di “sequestro emozionale“. Personalmente, mi ha aperto un mondo. Partiamo dall’inizio: l’amigdala intercetta i nostri sensi prima della neocorteccia. Questo fa sì che l’amigdala inizia a lavorare sulla nostra percezione e sulla reazione prima della mente razionale. Oltre a questo poi, si è scoperto che esiste un fascio di fibre nervose che vanno dirette all’amigdala.
Cosa vuol dire? Che parte di quello che vediamo e sentiamo (o che abbiamo visto e sentito nel passato – e quindi forma i nostri ricordi) non viene nemmeno percepito razionalmente, ma viene gestito direttamente dall’amigdala senza che il cervello razionale ne sia cosciente.
Da qui, si forma una memoria inconscia. Quello che più resta in questa memoria è tutto ciò che ci ha creato un’emozione forte (più è forte l’emozione più è forte il ricordo). Il problema di questa memoria emozionale è che non è effettivamente gestita razionalmente, per cui frammenti dell’informazione possono venire gestiti in modo sbagliato e creare una percezione o un ricordo fuorviante. Questa memoria inconscia influenza le nostre decisioni future e la nostra interpretazione della realtà.
Come chiarisce anche Freud, gran parte della nostra emotività è inconscia, fuori dalla nostra consapevolezza. L’emozione divampa prima che ne siamo consci e influenza non solo la nostra reazione ma la percezione stessa di quello che sta accadendo. Per questo, le emozioni ci possono travolgere, offuscando la nostra mente razionale. Quando siamo travolti dalle emozioni, però, non sempre ce ne rendiamo conto. Non sappiamo nemmeno quanto durerà quell’emozione.
Il concetto di sequestro emozionale chiarisce una situazione ben nota a tutti: avete mai visto qualcuno che sbotta? Ha una reazione fuori dal normale, esagera. Quando siamo stressati, in particolare, si abbassa la nostra soglia necessaria per innescare la collera. Man mano, se c’è una situazione di tensione anche minima, cresce il nostro livello di non sopportazione e si scatena un sequestro neurale: la rabbia esplode e non ci si controlla, l’emozione è molto intensa.
Durante questo sequestro neurale ogni pensiero o percezione non fa che alimentarlo e peggiorare la situazione, perché ogni stimolo rilascia all’amigdala gli ormoni che stimolano questa reazione. E’ come se ogni cosa anzi che avere un “valore” a sé andasse a sommarsi alle precedenti.
Per questo motivo, anche una frase di per sé innocua, quando si somma alle altre fa infuriare come non mai.
Come la rabbia, anche l’ansia parte da un pensiero singolo, poi si contagia a tutti gli altri nostri pensieri. Tutto quello che ci passa per la mente in quel momento ci crea angoscia, ci sembra un’immensa fonte di preoccupazioni. I battiti accelerano, non riusciamo più a essere lucidi e ci sembra che stia crollando il mondo su di noi. L’ansia e la preoccupazione, inoltre, creano quasi un effetto di dipendenza, in cui la preoccupazione ha inconsciamente il potere di allontanare il pericolo reale, preoccupandoci ci sembra di razionalizzare il pericolo e renderlo meno probabile.
Questo perché la preoccupazione ha di per sé il ruolo di farci venire in mente altre soluzioni, di pensare al piano B, di farci reagire e “salvarci”. Il problema sta quando vediamo la necessità di ricorrere al piano B per ogni cosa che accade e lo viviamo come se davvero il pericolo fosse estremo.
Questo accade anche con la paura, la depressione e la paranoia.
La soluzione alla collera e all’ansia
Non c’è ragionamento che tenga, la soluzione più forte è la distrazione. Una volta che si attiva un sequestro neurale, per circa 20 minuti si è a rischio di rigenerare l’estremo di quell’emozione, per cui bisogna lasciar spegnere tutto. Altre soluzioni sono l’attività fisica, le tecniche di respirazione e rilassamento. L’autoconsapevolezza aiuta tantissimo, perché sapendo che si sta avendo un sequestro emozionale si può provare a bloccare i pensieri non appena appaiono e a ricorrere alle soluzioni.
Dare libero sfogo alla rabbia, alle paure, alle paranoie, stando lì ad ascoltare i propri pensieri è invece la cosa più sbagliata in assoluto. Se invece se ne parla con una persona fidata si riesce a demonizzare questa nostra tendenza, a razionalizzarla e ad analizzarla meglio per migliorare la consapevolezza di quello che succede.
Sapere di avere una tendenza a scoppi di rabbia o all’eccessiva ansia ci permette di mettere in discussione la nostra reazione, avendo un atteggiamento critico verso i nostri stessi pensieri.
Infine, nel caso di episodi depressivi leggeri, può aiutare la generazione di uno stato d’animo positivo, anche minimo o anche finto: aggiustare qualcosa, risolvere un problema di qualsiasi tipo o fare qualcosa di buono, sono piccole gratificazioni che aiutano il morale.
L’importanza dei sentimenti
La memoria razionale e quella emozionale collaborano per farci prendere le decisioni. Al netto delle percezioni fuorvianti che possono accadere, pensiero e sentimento collaborano continuamente per farci ragionare. Anche i nostri ragionamenti più razionali in realtà sono sempre influenzati dalle nostre emozioni, che istintivamente ci dicono se una cosa è sbagliata o è giusta, perché nei nostri ragionamenti possono intervenire anche fattori dalla nostra esperienza personale e dai ricordi.
Sapevate ad esempio che pazienti con lesioni del circuito che collega i lobi prefrontali all’amigdala hanno una difficoltà cronica nel prendere decisioni? Questo perché le informazioni su quello che ci piace o non ci piace, ossia la memoria emozionale dell’amigdala, non passano alla neocorteccia. Per questo, non riescono a capire se un fatto o un dato è positivo o negativo, ma per loro è tutto neutro perché gli mancano le informazioni capaci di innescare un ragionamento sensato che gli faccia dire con certezza “è meglio questo”.
Diversi tipi di intelligenza
Avere un QI alto ma non riuscire a sfruttarlo al meglio? E’ possibile. Avete presente quel vostro compagno di scuola intelligente, che impara facilmente le cose, ma poi viene bocciato perché ha 2 in condotta? Classico esempio di persona con una buona intelligenza razionale ma una pessima intelligenza emotiva.
Se siamo carenti in intelligenza emotiva, avremo di sicuro qualcosa su cui migliorarci nella vita, pur avendo un QI alto. Negli anni infatti, si è visto che non tutti quelli che hanno un QI alto sono persone di successo.
Gardner parlava addirittura di 7 tipi di intelligenze diverse:
- verbale
- logico-matematica
- spaziale (un’artista o un architetto)
- cinestetica (es. Magic Johnson)
- musicale (es. Mozart)
- interpersonale (es. Martin Luter King)
- intrapsichica (es. Freud)
Chi ha il coraggio di negare l’intelligenza di queste persone che ho citato come esempio? Eppure sono intelligenze ben diverse! Se tutti avessimo seguito fin dall’inizio la nostra inclinazione personale verso quello cui più eravamo portati, saremo tutti molto più bravi in quel qualcosa.
Personalmente, ad esempio, son sempre stata negata in fisica; mi sono impegnata molto al liceo per studiarla con pessimi risultati e a distanza di anni non ricordo assolutamente nulla..son state solo energie sprecate, che invece avrei potuto usare per migliorare quello per cui son sempre stata portata.
Le intelligenze personali
Come vi dicevo a inizio articolo, ci sono componenti dell’intelligenza emotiva che sono fondamentali. Sono abilità spesso innate e sono:
- la conoscenza delle proprie emozioni: chi è consapevole delle sue emozioni le gestisce molto meglio
- il controllo delle emozioni, possibile solo se c’è l’1
- l’automotivazione
- l’empatia (saper riconoscere le emozioni degli altri)
- saper gestire le relazioni
Perché l’intelligenza emotiva è importante
A volte ci son persone che sono intelligentissime, ma poi non riescono a relazionarsi con gli altri, hanno un caratteraccio e ottengono poco dalla vita, molto meno di quanto avrebbero potuto. La maggior parte delle volte queste persone non sono esattamente consapevoli che il motivo sta nella loro scarsa intelligenza personale/emotiva.
Essere consapevoli dei propri limiti ci permette di superarli e di migliorarci. Sapere di non essere empatici, di non riuscire a controllare le nostre emozioni o di gestire male i rapporti con gli altri ci può cambiare letteralmente la vita.
Sapendo che ci può riguardare e sapendo anche ci si può lavorare sopra, può cambiare tutto. Possiamo controllare i nostri impulsi, cambiare il modo in cui percepiamo i comportamenti degli altri e il modo in cui interpretiamo le cose.
Goleman spiega nel dettaglio come riuscire ad avere un’intelligenza emotiva migliore, come superare i propri limiti. Essere più empatici, avere relazioni migliori con gli altri e migliorare il proprio carattere sono cose molto più importanti di quanto ci sembri. Le relazioni sociali ci fanno bene alla salute, così come fa bene vivere una vita serena.
Ma su questo non voglio soffermarmi troppo questa volta! Vi invito a leggere il libro, che ho trovato illuminante. Un giorno magari approfondirò con un altro articolo gli aspetti di cui non ho potuto parlare abbastanza.
Un ottimo punto di partenza? La speranza e la positività.

