Conoscere lo yoga significa non solo praticare le asana, ma anche condividere i principi della filosofia yoga. A partire dai testi sacri, lo yoga diventa un modo di vivere che si applica alla quotidianità e al tuo essere.
Accedere a noi stessi, diventare consapevoli di chi siamo, chi vogliamo essere, quello che viviamo. Capire il senso delle nostre giornate, scoprire cosa ci dona qualcosa e cosa invece ci danneggia. Tutto questo fa parte di un percorso che si basa sulla filosofia yoga.
Quando pratichi yoga da tempo, le lezioni non sono fini a sé stesse, non solo sono un esercizio. Dentro di te nasce qualcosa, piano piano senti che lo yoga ti fa bene anche alla mente e allo spirito. Non è forse così?
Le origini della filosofia yoga
La filosofia yoga nasce in tempi davvero antichi, i primi sono i Veda (1500-1200 a.C.), libri sacri per gli hindù trasmessi oralmente. Dopo tanti secoli di trasmissione orale sono stati poi messi nero su bianco in 4 libri. Nei Veda si ritrovano le basi del pensiero indiano, che si fondano sugli stadi della vita: studente vedico, uomo di famiglia, asceta ai margini della società e asceta totale. Inizia in India un vero e proprio fermento spirituale.
Dai Veda nascono poi le Upanisad, 108 testi indiani in prosa di ispirazione lirica che vogliono spingere oltre la realtà materiale. Anche queste trasmesse da maestro a discepolo attraverso un racconto a voce. Nelle Upanisad si prende consapevolezza degli stati di dolore e si punta al superamento del dolore, alla liberazione (Moksha). La liberazione non è solo temporanea, ma si punta alla liberazione dai cicli di esistenze (Samsara) e la riunificazione con Brahaman, l’energia universale. Questo grazie alla consapevolezza della superiorità della conoscenza e allo Yoga, la pratica di unione. Lo Yoga è la via per trovare un nuovo stato di coscienza, è la via per preparasi a ricevere la verità.
Il concetto di karma
Nelle Upanisad si ritrova anche il Karma, la legge di causa-effetto. Tengo a chiarire questo concetto perché a volte non è applicato nel suo vero senso. Il karma ha due ordini di conseguenze, uno immediato e uno posticipato, a lungo termine. Il primo tipo di conseguenze si applica in modo diretto azione-reazione. Il secondo tipo invece si porta avanti di vita in vita (si crede nella reincarnazione), per cui un’azione fatta in questa vita influenza quella successiva. Ciò che influenza la conseguenza dell’azione è il modo in cui viene fatta, l’intenzione. Per questo motivo, quando facciamo o non facciamo qualcosa di male, se in noi c’è l’intenzione di farlo il karma resta segnato. Se in noi c’è un’attitudine di violenza, fisica o verbale, stiamo comunque influenzando il nostro karma.
La fine del ciclo di morte e rinascita si ha solo quando lo spirito, mai nato e per questo immortale, si evolve a uno stato superiore. E’ un processo molto lento, che dipende dall’insieme delle vite precedenti.
La Bagavadgita
Altro testo sacro nella filosofia indiana, la Bagavadgita – o Gita – fa parte di un insieme di versi (Mahabharata). La Gita è diventato un vero e proprio testo sacro nella tradizione induista, dove sono riportati i principali insegnamenti sotto forma di un racconto in versetti, sulla guerra civile indiana. Attraverso racconti di leggende, miti e leggi, la Gita esprime i principi di morale alla base della filosofia indiana, tra cui i Darshana – i sei sistemi della filosofia yoga. Uno di questi sistemi è lo Yoga, che si sviluppa dagli Yoga Sutra di Patanjali. La Gita diventa il riferimento per il percorso spirituale del popolo indù, che spinge alla ricerca dei giusti valori e dà opportunità a tutti di portare avanti e condividere l’esigenza più importante, quella di trovare sé stessi.
Per arrivare al sé spirituale – Atman – bisogna superare diversi strati energetici: dal corpo (Annamaya Kosha) si arriva man mano all’involucro energetico (Pranamaya Kosha), l’involucro mentale (Manomaya kosha), l’intelletto (Buddhimaya kosha), lo stato elevato di gioia essenziale (anandamaya kosha) e solo infine Atman.
“Lo yoga pone l’individuo di fronte a sé stesso, alle sue responsabilità, lo inchioda al suo imprescindibile Dharma: comprendersi, trasformarsi, trascendersi combattendo gli istinti irrequieti, i desideri, le passioni unilaterali e conflittuali, espressione dell’ego”. La conoscenza-sapienza dello yoga porta a capire che ogni azione non può prescindere dalla consapevolezza di quello che si fa, della comprensione dell’azione stessa e dell’applicazione dell’azione alla nostra vita.
Yoga sutra
Negli yoga sutra, Patanjali esprime i principi dello yoga regale, il percorso del praticante verso la liberazione. Si ritrovano quindi i Darshana dello yoga tradizionale, attraverso 196 aforismi divisi in 4 capitoli, anche questi trascritti su carta dopo una lunga trasmissione orale. Questi i temi:
Samadhi Pada – le 8 fasi dello Yoga
Sadhana Pada – la pratica dello Yoga. Include la teoria dei Klesa, le matrici della sofferenza.
Vibhuti Pada – la progressione della pratica, le tecniche interiori
Kaivalya Pada – la liberazione
In particolare, nel Samadhi Pada vengono descritti gli 8 passi dello yoga in cui Patanjali chiarisce le astensioni e i principi morali (Yama e Niyama) e via via prosegue illustrando le vie, gli stadi dello yoga (ben inteso quindi come filosofia e percorso di vita, non solo come pratica – se leggi l’articolo linkato puoi saperne di più!) da seguire per arrivare alla liberazione.